Tuesday, March 20, 2012

Apicoltura - il telaio trappola

Oggi scriverò del telaio indicatore trappola a 3 settori (TIT3), il sistema di lotta biomeccanico all'acaro Varroa Destructor. 
Questo sistema, ideato da Michele Campero, è anche noto come Metodo Campero ed è un sistema di lotta basato sulla manipolazione dei favi. Nasce dall'osservazione del ciclo riproduttivo dell'acaro, il quale preferisce per la propria covata le celle da fuco, le api maschio, nelle quali si riproduce al tasso di 1,7, contro l'1,1 nelle celle femminili. I fuchi hanno una importanza relativa, tanto che parecchi apicoltori hanno l'abitudine di distruggere le cellette maschili, visibili in quanto sporgenti o comunque più grandi. Si riteneva che la presenza di fuchi fosse addirittura dannosa, in quanto si credeva mangiassero miele a sbafo e servissero solo per la fecondazione della regina. Questa opinione s'era diffusa perchè le api operaie a fine estate cacciano i maschi, inutili in inverno, che all'esterno muoiono di fame e/o di freddo. In realtà s'è poi scoperto che i fuchi rivestono un loro ruolo tutto sommato non secondario, in una società di femmine: infatti partecipano alla regolazione termica dell'arnia, oltre che alla difesa da intrusi all'interno. Ecco perchè io non li distruggevo, oltre a una sorta di solidarietà maschile, la stessa che mi impedisce di castrare un animale se posso evitarlo. Mi viene da pensare ai miei testicoli e subito in faccia mi si dipinge una involontaria smorfia di dolore. Un maschio castrato, biologicamente, è quanto di più inutile possa immaginare. 
Ma torniamo al metodo Campero: per intrappolare le varroe nelle celle maschili si introduce un telaio senza foglio cereo, in cui le api costruiranno favi naturali. Siccome nell'arnia i fogli sono tutti montati e con dimensioni femminili, negli spazi liberi tra covata e provviste le api costruiscono favi da covata maschile. Ecco che si inserisce dunque un telaino libero tra l'ultimo telaio di covata e il primo di provviste, e questo telaio sarà diviso in tre parti uguali, verticalmente. Questo perchè si rimuoverà un settore a settimana, in modo che dopo tre visite avremo un favetto naturale di 3 settimane (opercolato), un favetto poco più piccolo di 2, con larve deposte, ed uno di una sola settimana, in costruzione. Nel favo di 3 settimane le celle saranno opercolate e quindi saranno piene di larve di fuco e di varroa. Questo favetto, alla visita settimanale che compio il giovedì (ribattezzato Apedì), viene dato in pasto ai merli o alle galline, oppure portato al chiuso e analizzato con calma per contare le Varroe. Questa operazione viene eseguita fin tanto che c'è covata maschile in allevamento e non prevede alcun pesticida o repellente aggiuntivo. La sua efficacia è tra il 50 e il 90% di abbattimento, pari a un trattamento acaricida.


Esistono diverse versioni del TIT3, un tipo è anche disponibile in vendita, la mia l'ho sviluppata cercando di compendiare pregi e difetti dei modelli visti su internet e sui libri. Ne ho costruiti una ventina, per me, per Davide e per Berto. Al costo di €5,60 l'uno è un modo redditizio di passare mezza giornata.


El Marco

Ecco Marco che regge una delle mie creature appena consegnata. 
Marco è il genero e l'instancabile e fedele aiutante di Berto, visibile in lontananza a destra nella foto, mentre opera, al solito, senza guanti nè maschera. E' lui, Berto, l'anziano apicoltore che spesso nomino nei miei post di apicoltura ed è doveroso citarlo con rispetto e ammirazione, perchè mi sta aiutando non poco, anche con il frutteto e con le capre, era capraio già da bambino. Ho parlato con lui del TIT3 che non aveva mai usato e abbiamo deciso di metterlo alla prova. Lui sta trattando 5 arnie con questo metodo, una delle quali ospita un aggressivissimo ma molto produttivo ceppo carnico.


El Berto
Berto fuori dal suo deposito apistico e sotto alcune foto del suo apiario, sistemato nel suo (notevole) frutteto a conduzione biologica, un'oasi circondata da boschi su un declivio esposto a sud, appena fuori Sabbio Sopra. 
Posto perfetto. Seguono alcune foto del suo apiario.
I sàm del Berto



Installati i telai, tutto sta procedendo bene e le api stanno costuendo i favetti e le celle con le provviste. La mia versione del telaio TIT3 prevede in alto una sezione trasversale di foglio cereo (1/3) dove le api potranno metterci provviste, mentre i 2/3 sottostanti, a loro volta divisi in 3 verticalmente, sono lo spazio per i favi a covata maschile. La modifica principale che ho apportato all'idea di Campero sta proprio nel pezzo con le provviste, visto che l'originale prevede solo il telaio diviso in 3 per i favi o con uno spazio chiuso in alto, e svariati apicoltori lamentano l'eccessivo indebolimento delle famiglie se si opera in quel modo. La rimozione parziale del favo, volendo lasciare le provviste, è difficoltosa e imbratta l'apiario di miele, mettendolo a rischio di saccheggio. Lasciando invece alle apette lo spazio per le provviste, contemporaneamente riducendo lo spazio per i favetti, spero e credo di risolvere i problemi di indebolimento e imbrattamento.


Altra funzione del TIT3 è di indicatore: se in stagione di raccolto i favi non vengono costruiti è sintomo di preparazione alla sciamatura, in questo caso la famiglia andrà tenuta sotto controllo e gli occhi e orecchie ben aperti (secondo i protocolli FBL e DLR, Fà Balà L'occ e Derf Le Rice) perchè a giorni potrebbero esserci sciami liberi appesi a qualche pianta nei paraggi.


Ma veniamo al mio apiario: togliendo telaini di covata e provviste per installare il TIT3 io e Berto ci siamo ritrovati con una occasione troppo ghiotta per lasciarcela sfuggire: vista l'eccezionalità della stagione, calda e secca, abbiamo in via del tutto sperimentale, dato che siamo in anticipo di almeno un mese, deciso di infilare i telaini asportati in altrettante cassette da nucleo, con favi pieni di provviste e una manciata di api nutrici. Un rischio grosso, visto che in teoria potremmo perderle tutte quante per il freddo, ma il tempo ci sta dando ragione e, toccando ferro, dieci giorni dopo tutti e 5 i nuovi nuclei si stanno muovendo bene. Sono deboli, ma c'è importazione di polline e allevamento di celle reali. Se continua così (ritocca ferro) ci potremmo ritrovare con 5 nuclei inattesi aggratis. A 130 euro l'uno, prezzo corrente, mica male. 
Una foto del mio apiario mentre scarico, dall'Ape, i nuclei di api.


Intanto ho trovato altre 4 arnie d'occasione che ho già portato sul sito, dovrò pulirle e sterilizzarle per bene. Ad ora sono a quota 12.


Finita la fioritura del salice, del nocciolo, dei frassini e dell'albarell sono partite le fruttifere: mandorlo e prunus selvatico sono in fiore, pesco e albicocco pure, ciliegi, prugni e susini sono pronti, manca forse una settimana. Queste fioriture, come l'altra loro simultanea, l'erica, sono molto importanti perchè sono i primi nettari dell'anno presenti in una certa abbondanza, fondamentali non per la produzione del miele da consumo (purtroppo, perchè è squisito) ma per il miele che le api usano per allevare la covata nuova. Pappa per infanti, insomma, roba importante. 

Altri aggiornamenti non ne ho e per quest'oggi basta così, saluto tutti e colgo ancora l'opportunità per ringraziare Giove Pluvio, che ha deciso di andarsene in ferie proprio ora. Va bene così, niente gelo né maltempo. Continua a rincorrere le ninfe per altri 10 giorni e poi fai piovere quanto ti pare in aprile. Magari solo la notte, eh, grande vecchio? Grazie.