Monday, June 11, 2012

Le gratificazioni dell'Homo Agricolus - grazie per la fiducia accordata


Alcuni esercizi commerciali scrivono sui sacchetti "grazie per la fiducia accordata". Ipocriti. A loro interessa il mio acquisto, con la mia fiducia non si pagano i fornitori. 

C'è un pastore, in fondo alla via, si chiama Peppino ed ha 50 pecore.
Il Peppino da sempre alleva vacche, pecore e capre e sfalcia e vende fieno che taglia nei suoi tanti prati col trattore e la falciatrice, un lavoro pesante malgrado l'età vada ormai verso gli ottanta.
Sempre per non perdere l'abitudine e tenersi in forma, fa pure il boscaiolo, davanti a casa sua ci sono enormi cataste di legna da tagliare, spaccare, impilare, caricare sul trattore e consegnare.
Col sole, la pioggia, con la neve. Lui è sempre fuori con le sue pecore e suoi cani.
Peppino è una persona per bene, è rispettato e sa farsi rispettare, il suo giudizio su un animale -o su una persona- è pesante, a Sabbio Sopra, quanto quello di una corte di giustizia. Suoi, o dei suoi discendenti e familiari, sono parte dei prati lungo il Canale e nelle Piazze. Li sfalcia lui, anche quelli non di sua proprietà.
Peppino è una persona dalla battuta pronta, il suo sarcasmo è tagliente, anche caustico, ma ogni volta divertente. Sa farsi ascoltare anche quando è irriverente. E' uno giusto.

Certo che lo stimo. E gli porto uno scherzoso, ma sinceramente ossequioso rispetto.

Da quando lavoro in Canale si fa vedere regolarmente, mi studia, chiede cosa faccio, commenta le mie tecniche e lavorazioni che, apprese per lo più sui libri, spesso si discostano dal modo di lavorare che lui conosce meglio, quello tradizionale del posto. Mi piace confrontare con lui pregi e difetti dei vari sistemi e, per rispetto alla conoscenza tradizionale e per uno strano senso del dovere, chiedo, mi informo, mi sforzo di imparare tutto quello che può e vuole insegnare, sulla sfalciatura del fieno, il bosco, le erbe e le piante buone e quelle cattive, l'allevamento, i cani, il pascolo.
Cerco di assorbire il più possibile e ne nascono spesso discussioni stimolanti, anche perchè nonostante l'età si dimostra tutt'altro che scettico o chiuso verso le mie stranezze. Spesso mi loda, e mi piace sorprenderlo con prodotti "esotici" che non conosce. I Topinambur gli sono piaciuti al punto che se ne è fatti dare qualche manciata da piantare questa primavera. La moglie ne va matta, mi dice.

Qualche tempo fa, dopo avermi visitato e ispezionato puntigliosamente le capre, facendomi i complimenti per la scelta, mi giunge voce dal paese che il Peppino dice "in giro" che le mie capre sono tra le più belle che ha mai visto e che, a tenerle bene come le sto tenendo, "le farà bel fes", ovvero mi daranno soddisfazioni. Orbene, mi sono detto, la prima grande soddisfazione me l'ha data proprio lui, la sua approvazione -pubblica, per di più- conta per me più della medaglia alla fiera nazionale. E mi verrebbe da dire che le lodi da sperticare sarebbero quelle degli allevatori che le hanno selezionate e tirate grandi a sufficienza per portarle da me. Ma tant'è, il riconoscimento, almeno per il lavoro che sto facendo, è arrivato e me lo prendo con gusto.

Prima gratificazione.

Seconda: lo scorso anno, mentre sfalcio un prato vicino ai suoi, mi dice che forse per l'anno prossimo mi lascia tagliare uno dei suoi pezzi, visto che mi serve il fieno e visto che sta diventando faticoso per lui da fare con la falciatrice, lui preferirebbe fare solo i pezzi col trattore. Mi sono detto, ad avere la sua grinta, mi aspettano almeno 40 anni di sfalciature in piedi con la BCS. Non so se sarò in grado di trovare una potenza così in me, ci proverò. Se non altro per sfida. Se ci riesce lui, diamine, devo farcela anche io. Tanto non è serio, mi dicevo, figuriamoci se me lo affida davvero. Sta scherzando come al solito, mi provoca per vedere la reazione. Ovviamente accetto con finto entusiasmo. Non posso mica dirgli di no.
Passa un anno e si ricomincia con il fieno, mi ferma mentre passo e mi molla la bomba, "dobbiamo andare alle Piazze che ti mostro i confini".
Ostia.
Era tutto vero.
Andiamo.

Sono emozionato, mi rendo conto che lui, l'ultimo pastore di Sabbio Sopra, l'autorità morale ed etica più alta del Canale, ha chiesto a me, io povero cretino appena arrivato, di sfalciare i suoi prati.
Poteva darli a chiunque, ci sono una mezza dozzina di agricoltori e allevatori che ne hanno bisogno nei paraggi, mica solo io. No, tocca a me. Forse, mi dico, mi vuole solo mettere alla prova. Il prato è molto grande, di certo avrò più fieno di quello che mi serve, ne avrò da vendere.
Eppure non ero il solo ad essere emozionato, credo che anche lui avvertisse un po' la solennità del momento, si comportava stranamente.
Non lo avevo mai visto così severo, serio e preciso. Mi impartiva gli ordini di lavorazione come un caporale con le reclute, "si parte di qua, si volta di là, si infila da questa parte, non farlo là" e via così. Nemmeno una battuta, niente. Finito il giro, si fa riportare a casa e sparisce dentro, niente ciao.

Avere in carico il prato del Peppino è più che un lavoro, è un onore. Una gratificazione personale importante perchè materializza una fiducia data, la fiducia che qualcosa, tra quello che passiamo la vita a fare, grazie a qualcuno prosegue alla faccia dello spettro dell'abbandono, visibile ovunque, nelle terre, nei mestieri, nelle parole. E quel qualcuno sono io. Segare il suo prato è una medaglia che porto sul petto quando incrocio gli altri contadini che sfalciano attorno. C'è scritto "ci sono".

Tutta questa fiducia è inattesa e forse immeritata, certamente sono inadeguato allo scopo, o almeno così mi sento. Non ho nemmeno il posto per tenere via tutto questo fieno. E non va bene per le mie caprette, l'ho venduto a uno che lo darà ai torelli, per loro è perfetto. Dovrò lavorare come un mulo per due lire. Pazienza, si fa lo stesso. E non basta, perchè una volta fatto tutto il terreno assegnato, "se ne avrai ancora voglia", di prato ce n'è ancora il doppio, il triplo, ce n'è a sufficienza per un medio allevamento.

Sono lusingato, onorato, un po' impaurito dalla mole di lavoro e terrorizzato all'idea di deluderlo.

Domani vado a trovarlo con un salame, una boccia di vino, e glielo dico.

Ci provo, Peppino.
Grazie per la fiducia accordata.